sabato 30 dicembre 2017

Promuovere la lettura è come promuovere il sesso dicendo che è importante riprodursi o che fa bene al sistema cardiocircolatorio. Io leggo perché mi diverto.

Riccardo Falcinelli

domenica 24 dicembre 2017

6-Del primo incontro.

Per tutta la settimana ho girato per casa come inochita, andavo a far la spesa senza comprare il pane e ritornavo fuori e poi se Aldo mi parlava rispondevo pan per pomo, e il pensiero fisso era sempre per quel vaglia e se mi dovevo presentare così damblè o se magari non era meglio fermare Alide sulle scale e chiedergli consiglio su cosa dovevo fare.
Alla fine, me lo ricordo quel giorno lì di quindici anni fa, come se fosse ieri, che era una così bella mattina di mezza primavera, e mi ero svegliata sicura come quando si prende la decisione giusta e non ci son santi che ti possono fermare.
Che poi anche Aldo ci metteva del suo perché tintognava col caffè e con la torta e poi una pulitina alle scarpe e guarda qui che camicia strafugnata, che alla fine l'ho quasi dovuto buttar giù dalle scale.
Una volta da sola in casa mi son messa davanti all'armadio, che avevo appena fatto il cambio di stagione e invece mi era tornato quel freddo che il vestitino fiorato non era il caso di metterlo.
E in sottoveste mi guardavo nell'anta a specchio e a onor del vero non ero mica tanto male, secondo me.
I capelli li ho sempre avuti quel color topo che la tinta me li dava un po' sul rosa, ma la dovevo fare perché incominciavano a spuntare dei grigi e guai a toglierli, che mia nonna diceva che per uno tolto ne nascono altri sette.
Il mio punto forte erano gli occhi, me lo dicevano sempre quando ero piccola, questa bimba ha due occhietti che ti pungono.
C'era un paio di chiletti in più intorno ai fianchi e le gambe non erano mai state lunghe, però avevano il loro bel polpaccio tornito e poi di caviglia fine, che le mie caviglie me le invidiava anche la Carlina.
E nel mentre che mi ammiravo le gambe, mi ha preso quasi un colpo a vedere una calza smagliata, proprio sotto al ginocchio destro e mi è venuto in mente che era stato dall'ortolano il giorno prima contro una cassetta di peperoni.
E di altri còllan non ne avevo, che la mercantina aveva finito la scatola, quindi lì per lì stavo pensando di mandare tutto in malora, di rimettermi la tutina da casa e morta lì.
E invece poi il cuore ha avuto la meglio e ho preso lo smalto rosa delle unghie e c'ho dato una bella pennellata sopra alla smagliata che mi si era anche attaccata la calza alla pelle, ma era lo stesso, tanto era trasparente.
E là! Non si vedeva niente e la sottana arrivava anche due dita sotto.
Quindi dopo una passata di cipria, due gocce di Colonia nel gomito e un velo di rossetto, quello che mi aveva regalato la Daniela a Natale che lei è commessa di profumeria, e ne sa di robe di trucchi, ero pronta per andare in via Alberti col tomulto dentro il petto e nella testa.
Avevo messo i soldi in una busta dentro la borsetta che manavano un profumino di lavanda per via della carta profumata del cassetto, e tutta in tiro mi sono diretta a schiena bella dritta all'ufficio postale.
Appena entrata, lui era là, come un attore consumato, chinato sulla scrivania a fare dei conti, ma come se avesse sentito una scossa aveva tirato su la testa e in un battibaleno mi era venuto incontro davanti allo sportello numero tre, quello dei vaglia postali.
Io non ero pratica della faccenda e Alide con un sorriso premuroso mi disse col tu per la prima volta, dopo più di due anni di buongiorno e buonasera:
Non ti preoccupare Luigia te lo compilo io il modulo.
Poi, finito tutto lambaradam dei dati e dei soldi, ci fu un momento di grande emozione passionale quando le nostre mani si sfiorarono nel commiato, mentre dei rigoli di sudore freddo mi andavano giù per la schiena e lui mi disse piano che non lo sentisse quello dello sportello due:
Ci potremmo salutare stasera verso le otto giù nel piano delle cantine?

Francesca Ferrari (aka giarina)

sabato 16 dicembre 2017

[cose di vecchi blog]

Ieri ho incontrato la Superfemmina per eccellenza. Quella che quando entra in una stanza offusca tutte le altre. Quella che ogni maschio sogna nel suo lettino solitario o sotto la doccia masturbatoria. Quella che ti ribalta la vita e non capisci più nulla e sbavi sul volante mentre lei ti sfreccia a fianco in macchina a 200 all'ora e nel frattempo riesce anche a cambiarsi d'abito esibendo lattee superfici morbide e sorriso pin up. Considerato che io sono decisamente etero come lei [entrambe devote alla Scuola Del C.] non prendiamo il mio giudizio come una virata sul lesbochic che va tanto di moda. E' figa. Punto. Ed è ovviamente il suo carattere che spicca su tutto [anche se Rillo direbbe "anche le pere"]. Somiglia a una donna da film. E i conti ora tornano, mentre ridiamo come pazze su argomenti serissimi spalmando zanzare sul cruscotto della BMW, sconsacrando un luogo denso di ricordi per entrambe.
Ma non siamo gemelle, in nulla, tranne nel sarcasmo. La creatura notturna se ne va a riflettere su suicidi wireless e io clicko la testa sul cuscino mettendomi off come un placido cetaceo, consapevole dei miei limiti e del perchè ho perso due anni d'amore [o solo tempo].
posted by Vanessa ::: at 12:37 PM
[flamingpxl]


13.6.2003 ARKANGEL
Cazzo Vane. Quando ho letto quel post sono rimasta incinta.

lunedì 6 novembre 2017

Mai come quello stralcio di conversazione che colsi in metropolitana tra due elegantissime hostess durante un weekend di Sant’Ambrogio. In quei giorni, per antica tradizione, si tiene a Milano, nei pressi dell’omonima basilica, la fiera degli oh bej oh bej, che in dialetto meneghino significa: oh belli, oh belli, con riferimento agli oggetti, alla cianfrusaglie, ai dolciumi in vendita sulle bancarelle. Una delle giovani signore raccontava all’altra della sua visita alla fiera degli oh buy oh buy, pronunciato all’inglese (una sorta di acquista! acquista!), oppure stava solo pronunciando in tedesco l’originale espressione milanese? Sorridendo, mi rivolsi a lei e glielo chiesi. Con uno sguardo interrogativo rispose: “Ma come si dovrebbe dire, esattamente?”. “Obey and Buy”, risposi serissimo.

Franco Buffoni

giovedì 19 ottobre 2017

L'autunno è timido
inizia a colorare con le matite qualche foglia,
prova i colori prima di coprire la tela di tempera

Liliana Aviano

domenica 1 ottobre 2017

Elementare

E c'è che vorrei il cielo elementare
azzurro come i mari degli atlanti
la tersità di un indice che dica
questa è la terra, il blu che vedi è mare.


Piove

Piove, e se piovesse per sempre
sarebbe questa tua carezza lunga
che si ferma sul petto, le tempie;
eccoci, luccicante sorella,
nel cerchio del tempo buono, nell'ora
indovinata
stiamo noi, due sguardi versati in un corpo,
uno stare senza dimora
che ci fa intangibili, sottili come un sentiero
di matita
da me a te né dopo né dove, amore,
nello scorrere
quando mi dici guardami bene, guarda:
l'albero è capovolto, la radice è nell'aria.

Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 8 agosto 1967 – Cassacco, 1 ottobre 2017)

(grazie a Emilia Patruno)

giovedì 14 settembre 2017

If I read our story backwards, it’s about how I un-broke your heart, and then we were happy until one day, you forgot about me forever.
- Joseph Gordon-Levitt, The Tiny Book of Tiny Stories

Se leggessi la nostra storia a ritroso, parla di come ti aggiustai il cuore e poi fummo felici finché, un giorno, ti dimenticasti di me per sempre.
(traduzione di Giulio Pianese)

mercoledì 13 settembre 2017

Qual è il denominatore comune tra l’autista Atac romano che come destinazione del suo bus scrive “Vaccinazioni ‘sto cazzo” e il presidente di regione lombardo che sulla facciata del palazzo di cui è governatore fa scrivere su più piani “Family Day”?
La risposta non può che essere: l’abuso di potere.
Infatti entrambi approfittano del ruolo che ricoprono - e per cui sono pagati con soldi pubblici - per manifestare personali opinioni, che in altre sedi sarebbero pienamente legittimati a sostenere.
Vedo diffondersi questo tipo di comportamenti, come se la convinzione d’essere nel giusto legittimasse l’abuso di potere.
Occorre pesantemente sanzionarli perché minano alla base le regole di civile convivenza in uno stato di diritto.

Franco Buffoni

lunedì 11 settembre 2017

“Affréttati!”
“Cosa aspetti?”
“Corri a”
“Non perdere tempo”
Oggi come oggi le pubblicità delle cose non solo vogliono convicerti a comprare quelle cose, ma pretendono che tu lo faccia anche alla svelta.
[...]
ma chi cazzo vi credete di essere?
Mi dovreste stendere i tappeti rossi e trattare con tutte le buone maniere e le gentilezze del mondo, visto che sto pensando se comprare o no la vostra merda.
[...]
Io, quando mi dite di non aspettare, di cogliere l’attimo, mi siedo sul mio divano, ingollo una pasticca NonCiPensare® Clebbino e infilo un dito nel culo della mia pecora gonfiabile, e aspetto che il tempo faccia il suo dovere, spazzandovi via.

Bandini

domenica 10 settembre 2017

Una delle possibilità per migliorare il mondo è questa: ogni volta che sentite il bisogno di esternare il vostro sdegno, prendete quell'energia e fate una buona azione minuscola e silenziosa.
Se proprio non ci riuscite, mettete ordine in qualcosa: la libreria, le bollette, il cassetto delle mutande.
Il Male e l'Ingiustizia non sono eliminabili, ma possono essere bilanciati.

Brunella Saccone

giovedì 2 marzo 2017

CLIENTE: "Ciao zio (sic), vendete anche manifesti?"

LIBRAIO: "Qualcuno, cinematografico. Sono lì. Ne cercavi uno in particolare?"

CLIENTE: "Sì, quello di Marx."

LIBRAIO: "…"

CLIENTE: "…"

LIBRAIO: "Ehm, Il manifesto di Marx è un libro. Il manifesto del Partito Comunista."

CLIENTE: "Sei serio, zio?"

LIBRAIO: "Sì."

CLIENTE: "Ah. Per questo non l'ho mai visto appeso da nessuna parte, questo manifesto di Marx?"

LIBRAIO: "Eh, già."

L'apprendista libraio

sabato 28 gennaio 2017

Sono in cucina a farmi un caffè e un toast, suona il telefono, il numero è sconosciuto.
- Pronto?
- Pronto, buongiorno, avrebbe pochi minuti per rispondere a un sondaggio?
- Pochi minuti quanti?
- Diciamo due o tre?
- Ok, vada.
- Grazie. La avviso che la telefonata sarà interamente registrata in modo da garantire la
- Sì sì, lo so, vada.
- Ah, ok. Allora, dunque, lei viaggia in treno?
- Be', sì. Diciamo che mi capita di prendere qualche treno ogni tanto.
- Quanti treni prende in un mese?
- Guardi, di preciso non saprei.
- Più di uno, più di dieci, nessuno?
- Dunque, mi faccia pensare. Direi...una settantina?
- Una sett?
- 'Ttantina.
- E' una battuta?
- No, perché?
- Cioè, lei prende SETTANTA treni in un mese?
- Sì, più o meno. Ma è una stima eh. A luglio saranno stati un centinaio.
- Scusi, lei lavora sui treni?
- In che senso?
- E' tipo un macchinista, o un controllore, o che ne so?
- No no, ci viaggio e basta.
- Allora è un pendolare? C'è una tratta che predilige?
- No.
- No?
- No. Faccio tratte sempre diverse. Tipo settimana scorsa ho fatto l'Adriatica e sono andato a Bari, stasera prenderò un regionale per Brescia, l'altro ieri ne ho preso uno per Arezzo. A proposito, è molto bella Arezzo, sa?
- Immagino. Quindi lei è un libero professionista?
- Sì, penso si possa dire così.
- Posso chiederle che lavoro fa?
- Sa che è una bella domanda? Direi che...racconto storie, credo.
- Mi scusi?
- Racconto storie. Certe volte coi disegni, certe volte con le parole. Qualche volta anche al telefono.
- Come al telefono?
- Be', un po' come adesso, no? Questa non è forse una storia?
- Non saprei. Lo è?
- Ma certo. Vuole sapere come comincia?
- Non ne sono sicura.
- Allora, c'era un tizio che era in cucina a farsi un caffè e un toast, dopo una nottata passata con una bambina di tre anni distesa sullo sterno che gli ha tossito in faccia i-nin-ter-rot-ta-men-te per otto ore di fila. Quando la bambina è rotolata addosso alla mamma, dopo aver fatto uscire le due figlie maggiori per prendere il pulmino per la scuola, il tizio si è detto: Aaah, adesso mi preparo un bel caffè e un toast e mi metto qui sul divano per qualche minuto a guardare la puntata di "Ciao sono Hiro" quella su "l'insalàda di fruto di passsione e calamaaali cludi", e sul più bello che il caffè sta salendo nella moka e Hiro ha cominciato ad affettare i calamaaali, ecco che il telefono squilla. Il numero è sconosciuto, ma il tizio risponde lo stesso. E' una signorina che gli chiede se ha due minuti per rispondere a un sondaggio, facciamo tre, e lui dice di sì anche se sa già in partenza che saranno almeno dieci e gli toccherà bere il caffè freddo e mangiare il toast bruciato.
- Lei è molto buffo, sa?
- Dice?
- Sì, soprattutto quando dice: calamaaali. Lì fa proprio ridere. Me lo dice ancora?
- Calamaaali!
- Ahahaha.
- Lei ha una bellissima risata, sa?
- Grazie.
- Non sto facendo il lumacone per cercare di irretirla, eh? Non fraintenda.
- No no, ma non si preoccupi. E poi, per telefono come farebbe a irretirmi?
- Non mi sottovaluti, volendo ho una tecnica infallibile.
- E quale sarebbe?
- Calamaaali!
- Ahahaha.
- Uh, madonna!
- Che succede?
- Niente, mi si è appena bruciato il toast.
- Ah, mi dispiace. Allora vuol dire che siamo arrivati alla fine della sua storia.
- Mannò, non può essere così banale, facciamo un finale a sorpresa, dai.
- Tipo?
- Tipo che le faccio il vento al telefono, mi viene benissimo.
- Guardi, non so se.
- WHOOOSSSShhhhSSShhhhh!
- Cioè, ma fa impressione!
- Vero? E' la mia specialità.
- E la storia finisce così?
- No no, finisce con lei che riappende all'improvviso, però ridendo.
- All'improvviso, e perché mai?
- Perché si ricorda d'un tratto che la telefonata è registrata.
- Oddio!
- Calamaaali!
- Ahahaha.
Riappende.
Sorseggio il caffè freddo sul divano e addento il mio toast bruciato.
Hiro ha cominciato a spiegare il tonno impanato con pistaccchio e purè di avocaaado.

Matteo Bussola

venerdì 27 gennaio 2017

quando è il compleanno di qualcuno, di solito non si va da lui a dirgli una cosa tipo: "non capisco perché tutti ti facciano gli auguri laddove è anche san Geraldo e mio cugina Geraldina non se la fila nessuno".

tendenzialmente perché arriva il 118.

oggi è il giorno della memoria, si commemorano le vittime della shoah.

quando fate i distinguo a indice eretto, soprattutto oggi, non siete davvero interessati agli altri oppressi, è solo una glassa pelosa e falsamente universale con la quale cercate di coprire l'antisemitismo.

Gianluca Cico

martedì 10 gennaio 2017

... l’infelicità non è altro che il paralume con cui ombreggiamo la luce dei desideri più profondi, quelli che sentiamo più grandi di noi, travolgenti. Che preferiamo non si avverino mai, per paura di bruciarci.

Flounder