martedì 31 maggio 2011

Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza di mente fu quella di colui che s'immaginò di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? parlare con quelli che son nell'Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e dieci mila anni? e con qual facilità? con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta.

Galileo Galilei (cit. da Italo Calvino, Lezioni americane)

mercoledì 25 maggio 2011

un umorismo ormonale, gregario, semplice e soprattutto molto democratico. Perché è finalmente alla portata di tutti: grazie al tormentone ci si può sentire spiritosi in tanti con un cervello solo

b.georg

venerdì 20 maggio 2011

Come al solito ci trasciniamo malintesi di coppia da millenni. L’amore lo si fa in due (cifra minima soggetta ad incremento se siete spregiudicati) e la bravura a letto coincide con l’altruismo e la sensibilità di ascoltare i corpi coinvolti.

Splendidi Quarantenni Lifestyle

venerdì 13 maggio 2011

Con la voce di mia madre, abbiamo misurato che ragazza è un attributo del cuore, un battito d’ali sicuro, che ti fa ricominciare daccapo, con un sorriso pulito, perché la vita è una roba seria, mica da ridere. Ma se non ci ridi su, sei fregata e diventi una donna incatenata in abiti troppo eleganti, stonati con le ballerine senza calze o le infradito sgargianti che dicono chi sei.

Sabina

domenica 8 maggio 2011

ha spinto mia madre il portale scolpito, aggrappandosi al ferro battuto della maniglia, e subito l'incenso ha colmato la pelle e ci siamo immerse nella calma sonora dei luoghi di culto, vuoti. Perché solo da vuoti sanno parlare al santuario edificato nel cuore da giorni e giorni di gioie e tormenti mentre tutti i santi e i beati e anche quelli assassinati e solo dopo beatificati dal rimorso dei loro eredi, ci guardano attoniti con i loro volti di gesso, colorati dalla devozione popolare mentre insetti assonnati imprimono sul marmo un segno di mistero ancestrale. Io non credo nella barba di dio che giudica dalle nuvole grondanti pioggia, io non guardo e non ascolto messe che mentono promesse e giudizi universali, io accompagno mia madre in un pellegrinaggio segreto in un piccolo luogo antico, pieno di madonne adombrate dal cappuccio sugli occhi o sfolgoranti in un sorriso di fuggitiva speranza, traboccante silenzio. Accendiamo 5 candele, una per ogni donna di famiglia, quelle viventi, che quelle viventi altrove hanno il loro daffare a tenerle luminose per noi che ci perdiamo ad ogni ombra di passo; poi lei prega silenziosa nel banco stretto e io guardo... e tutte le volte, ma proprio tutte che quasi ne provo timore e tremore, sanguino commossa dentro, proprio nell'incrocio dei venti che spazzano i bronchi e i polmoni, esattamente lì, dove le vene esplodono nel petto suoni dallo spazio abbagliante, come se tutto, esattamente tutto in quell'attimo ampio prendesse, per l'ultima volta, un senso.

Marina Coli

mercoledì 4 maggio 2011

Non tutte le cicatrici prima o poi smettono di vedersi, ma tutte prima o poi smettono di far male.

Raffa (nei commenti di Barabba)

domenica 1 maggio 2011

Escrivá, santo; Wojtyla (per ora) beato; e Romero… niente. Pochi mesi prima del suo martirio, il 7 maggio del 1979, il vescovo centroamericano aveva presentato a Giovanni Paolo II un dossier sulle violazioni dei diritti umani nel suo paese. Tra i documenti vi erano le foto del corpo di un giovane sacerdote torturato e assassinato dai militari. Dall’udienza Romero era uscito dicendosi “costernato” per il gelo col quale la sua denuncia era stata accolta dal papa: “deve avere relazioni migliori col suo governo” furono le categoriche parole del pontefice.

Gennaro Carotenuto