tag:blogger.com,1999:blog-34865382024-03-13T17:27:14.412+01:00CuT'n'PaStE...da un'idea di Prikedelik, era il 2002Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.comBlogger2396125tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-45474549919777930582020-05-31T21:07:00.000+02:002020-05-31T21:07:10.464+02:00... questo genere di cose al limite della correttezza avviene di frequente nella nostra società. Le banche ad esempio, a forza di prendere ogni giorno in consegna il denaro dei clienti, a poco a poco finiscono per considerarlo proprio. I funzionari pubblici sono al servizio della popolazione e possono venire considerati dei rappresentanti che hanno ricevuto un certo potere per risolvere una serie di problemi. Peccano che a forza di esercitare le loro funzioni al riparo della loro autorità, alla fine si montino la testa e credano di possederla definitivamente, quest'autorità, senza che i cittadini abbiano diritto alcuno di interferire. <br />
<br />
<i>Io sono un gatto</i>, Natume Sōseki (traduzione in italiano di Antonietta Pastore)<br />
<br />
[ma non stare a leggerlo, è un libro palloso. A un certo punto, uno dei personaggi racconta una storia che persino gli altri personaggi trovano noiosa, e lì il libro diventa palloso al quadrato.]Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-2616063016699031562020-05-09T14:58:00.003+02:002020-05-09T14:58:59.649+02:00Le bolle.<br />
<br />
Primo Maggio 1959; mancavano 8 giorni alla mia nascita.<br />
A quei tempi c'erano due sole cose che potevano dirsi veramente al sicuro.<br />
Io, ignaro di quello che c'era fuori; e il mondo, ignaro di quello che c'era dentro.<br />
Otto giorni dopo nasco piangendo (come tutti del resto), e chi c'era fuori rideva e faceva feste e robe così. Sulle prime pensavo fossi arrivato in un resort all inclusive, poi col tempo ho capito la fregatura.<br />
Non ho ricordi precisi di quei primi giorni, ma so per certo che tutti avevano modi gentili e un linguaggio improbabile, tutto vezzi e moine; come poi abbia potuto imparare a parlare compiutamente, visti gli esempi, rimane un mistero. Ad ogni modo, ero considerato un genio. Perché?<br />
Le bolle.<br />
Ancora non era fine Maggio e già sapevo fare le bolle. E questa cosa spiazzò tutti. Non male per un tizio che manco sapeva cosa erano le bolle.<br />
Beh, non è che mi limitassi a dare forma sferica alla saliva. Piangevo nelle ore notturne, e dormivo a tratti; quando i miei erano svegli.<br />
Diciamola tutta, ero un bel rompicoglioni, e a pensarci bene non è che sia cambiato di molto. Parlo del carattere, naturalmente.<br />
Comunque non è che fossi poi così diverso dagli altri, a quell'età siamo grumi di egoismo puro, innocenti despoti, vili carogne ombelico-centriche.<br />
Però all'inizio tutti mi sorridevano, qualunque cosa facessi. Me la facevo sotto? Nessun problema; tutti a farmi complimenti. La mia pipì era benedetta, i miei ruttini salutati come fossero parenti che non vedi da trenta anni.<br />
Insomma, disponibilità totale. C’era persino una tizia che a orari precisi arrivava e mi metteva una tetta in bocca, no così, tanto per dire la qualità e la globalità dei bisogni soddisfatti.<br />
Poi si sa, la vita va avanti.<br />
Devi trattenere le puzzette, comportarti a modo, imparare le buone maniere...<br />
Tette?<br />
Rarissime, e mai a orari predefiniti.<br />
E adesso, dopo tutti questi anni, di quel genio che si agitava a cazzo facendo bolle in una culla, sono rimasto io.<br />
Mi spiace.<br />
Fatevene una ragione.<br />
<br />
<a href="https://www.facebook.com/luigi.bruno.cristiano/posts/10221961485856493">LBC</a> (<i>remote</i>)Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-78195207859580956782020-04-01T13:33:00.001+02:002020-04-01T13:33:09.835+02:00SEI UN ROMPICOGLIONI?<br />
Prima di scrivere, postare, messaggiare, telefonare, videochiamare, fatti questa domanda.<br />
Ecco alcuni esempi o suggerimenti che possono aiutarti a capire se sei un rompicoglioni, o se invece no.<br />
-stai per inoltrare un audio messaggio o un video senza spiegare di cosa si tratta<br />
-stai scrivendo o chiamando principalmente per lamentarti dei cazzi tuoi e dei problemi tuoi<br />
-stai chiamando o scrivendo in orario di lavoro, anche se il tuo messaggio non è urgente, e ti aspetti una risposta immediata<br />
-stai inoltrando con un messaggio personale l'ennesimo meme, senza aggiungere nessuna spiegazione<br />
-non sai come risolvere un problema tuo per il quale basta mettere la domanda su google per avere la risposta, ma tu pensi di scrivere/chiamare un amico (ex, amico)<br />
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<a href="https://www.facebook.com/barbara.trigari/posts/10219911706055641">Barbara Trigari</a>Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-19551835637014140422020-03-30T18:43:00.001+02:002020-03-30T18:44:38.597+02:00"Mamma, il coronavirus è andato via oggi? Che ne dici se andiamo, uhm, in piscina?"<br />
Ieri era la piscina, altre mattine è il mare, il parco, la scuola, la ginnastica, "a fare un giretto piccolo". All'inizio lo chiamava "il virus della corona". Quando lo sente nominare in televisione mi chiede sempre perché ne stanno parlando. Vuole capire cosa sta accadendo. Ha sviluppato spontaneamente una sua forma di preghiera animista: "Caro coronavirus, puoi andare via e fare guarire tutte le persone? Mi ha ascoltato mamma, adesso vedi che va via".<br />
<br />
Come tutti, Viola è andata a scuola l'ultima volta il 21 febbraio, cinque settimane fa. Il giorno prima hanno fatto la festina in maschera, quel giorno la maestra mi ha chiesto de rivolessi i libri che avevo prestato alla classe. "Ma no, tanto mercoledì ritornate a usarli". Per fortuna non ce ne mancano.<br />
Nei giorni dopo siamo uscite poco. Una lezione di ginnastica e una in piscina, con i pochi bimbi presenti concentrati e felici di qualcosa che ricordasse la solita routine settimanale, un paio di volte ai giardini, a prendere il gelato. Il sabato abbiamo visto per l'ultima volta il parco e la sua migliore amica. Poi, come molti, abbiamo chiuso col mondo.<br />
<br />
In queste tre settimane in casa ha avuto dei crolli. Una volta è scoppiata a piangere chiedendomi "almeno una passeggiata". Un pomeriggio ha voluto tornare nel marsupio per la prima volta da mesi e ci è rimasta due ore.<br />
Pian piano ha accettato che la realtà si sia ristretta ai muri intorno a noi. Con il giardinetto e i nonni vicini, resta comunque tanto più fortunata di tanti. Le ho promesso che faremo un picnic appena farà più caldo, si è messa a saltare: "È un'idea FANTASTICA!". Ci vuole poco a farla contenta. Sabato abbiamo ordinato per la prima volta le pizze nella pizzeria dove andiamo di solito, che ha giusto riaperto per le consegne a domicilio per il weekend. "Andiamo a cena fuori? "No, è la cena che viene da noi!" "Oh, sono COSÌ felice!".<br />
<br />
Ogni mattina vuole che la vesta elegante. "Mamma, fammi scegliere il vestito di oggi". È poco concentrata, il tempo di chiedermi di fare un'attività, prepararci a farla, ed è già oltre. Gioca, ride e ci fa ridere tanto, guarda cartoni, balla, non sta mai zitta. Ogni tanto, di colpo, guarda il soffitto o un punto lontano, mi ignora. "Che succede?" "Sto pensando". A cosa non è sempre dato sapere.<br />
<br />
È comunque nervosa quanto noi, aggressiva, sfidante e alla ricerca del nostro punto di rottura. Ha il radar puntato su di noi e il nostro umore più che mai. Se non mi trova dove crede che sia (un'altra stanza, di fianco a lei nel buio) scoppia a piangere e mi chiama. Mi tocca nella notte: "Mamma, sei tu?" E chi dovrei essere?, le dico, e si rilassa. Se mi siedo mi si sdraia addosso, "Stiamo sempre insieme, vero?". E finché non le dico di sì non mi dà tregua. Se usciamo per andare a fare la spesa si piazza davanti alla porta e si abbarbica: "Dove vai, non devi andare, è pericoloso, c'è il virus. Dammi un bacio, un abbraccio, mi mancherai. Metti la mascherina".<br />
<br />
Ne ha voluta una anche lei da indossare ogni tanto anche se non esce. Si affaccia dal balcone e si sbraccia con tutti quelli che passano, fa amicizia: "Ciaaao! Come stai? Io benissimo, grazie. Dove vai? Che bel cane!". Se vede dei bambini camminare (come i due che seguivano con il trolley il padre fino all'auto, evidentemente per il weekend) li guarda perplessa. Ieri sono passati anche un papà con una bimba entrambi in tuta, correvano su e giù per la via. La nostra via è deserta e lunga esattamente 200 metri, noi siamo esattamente a metà. Ma non so se avrò il coraggio di fare lo stesso.<br />
<br />
Anche al telefono a tutti dice che sta benissimo, ma la sua espressione di pura nostalgia quando guarda a ripetizione i video dei suoi compagni mi stringe il cuore. "Poi facciamo una festa e invitiamo tutti, vero?". Le dico di sì, e come lei anche io non vedo l'ora che si possa fare. Stamattina a letto mi ha raccontato di essere sulla spiaggia, con i piedi sulla sabbia calda e poi nell'acqua. "Ti prometto che appena potremo andremo". "Ma mamma, stiamo facendo finta! Senti... è andato via oggi? Perché non ancora?"<br />
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<a href="https://www.facebook.com/virginia.michetti/posts/10158315966307728">Virginia Michetti</a>Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-85486030837121409912020-01-23T21:43:00.000+01:002020-01-23T21:43:49.994+01:00Metropolitana milanese, linea verde. Numero 2, in ordine cronologico.<br />
Il convoglio sfreccia davanti al mio viso come se non dovesse fermarsi mai e un attimo dopo è immobile come non si fosse mai mosso. Apre le porte, salgo.<br />
Studio l'ambiente, lo faccio sempre, e scruto veloce lo sguardo di chi non ha ancora eseguito l'impianto neurale occhi/cellulare: tutto bene, sono tre su circa duecento, sono coloro che ancora leggono libri e che domineranno il mondo, gente che nemmeno sa cosa sia Bibbiano, gente pura che pensa alla soluzione finale con grande ottimismo. In Matrix sarebbero gli eletti, qui sono i Messia.<br />
Si chiudono le porte, e in pochi sembrano notarlo, eppure non è normale che un sistema idraulico di tale complessità debba per forza funzionare. Registro e lateralizzo il dettaglio, ora devo capire con chi passerò i miei prossimi minuti di vita.<br />
Un'anziana signora in piedi ondeggia a un metro da me come un galleggiante nell'acqua, né fuori né dentro. Sembra debba cadere, non cade, non si aggrappa a niente. La squadro partendo dal basso: le sue non sono semplici scarpe da noviziato, sono calzari magnetici che la tengono ancorata al pavimento contro ogni valore G.<br />
Una fotomodella-modello standard rivolge lo sguardo nove orbite solari più su, probabilmente scongelata stanotte dopo che la vidi, uguale ad oggi, identica vent'anni fa probabilmente nello stesso convoglio: la usano a ogni nuova campagna del mercatone dell'arredamento di Fizzonasco, il titolare ci tiene alla continuità e paga bene i genitori per il letargo criogenico della minorenne, ormai oltre gli anta ma lei non lo sa.<br />
Il ragionier Rossi replica al mio occhiare e abbassa nervosamente gli occhiali di osso spesso misura anni '70, scotch anni' 80, disponibilità a 90, sociosensibile 360°. Passo oltre: il mio superudito avverte un tappare collettivo, è uscito un nuovo meme su instagram, il contagio è istantaneo, sono già tutti morti mentre si preoccupano di Wuhan e di un'altra epidemia da cui stare lontani, stretti stretti, belli appiccicati. Tossisco forzatamente per generare panico ma la realtà non sfonda il display, non da davanti.<br />
Un cinese resta in un angolo, un cordone sanitario virtuale lo ripara da eventuali aggressioni, la distanza di rispetto è proporzionale al numero di morti per l'epidemia e cresce di fermata in fermata.<br />
Il convoglio si muove.<br />
Un ragazzino si guarda intorno, il padre è dentro un videogioco e ne uscirà a Loreto, ha quattro vite, una clandestina, una con sua moglie, altre due online.<br />
Io avverto un senso di ingiustizia e sorrido al credoquasidodicenne. Lui ferma il suo sguardo su di me. Ricambia il sorriso.<br />
In un attimo capisco che siamo uguali.<br />
Conosco il suo pensiero: aiutami, siamo circondati da zombie che esplicitano il loro essere nelle viscere della città per poi celarle goffamente una volta riemersi in superficie. Annuisco per fargli capire che ho capito, ho colto la sua richiesta di aiuto.<br />
Tuttavia, sappiamo entrambi che loro si riconoscono anche là fuori. Hanno un segnale convenuto con il quale dichiararsi.<br />
Io e il ragazzino ci fissiamo ancora pochi secondi, il tempo affinché lui possa condividere le ultime sue intuizioni e mettermi in guardia da cose che solo una mente giovane può indovinare.<br />
Ora schiude appena la bocca.<br />
Non lo fare, ragazzino. So che vuoi rivelarti a me, ma non lo fare, non serve, ho capito. Se ti fai riconoscere, tempo un compleanno e ti regalano uno di quei cosi e finirai come loro. Ma non riesco a fermarlo e in lui riconosco l'eroe, colui che comunque cambierà il corso di qualcosa e inizierà proprio da me.<br />
Eccolo che parla e nel fragore del vagone afferro la Domanda, scandita bene ad alta voce affinché tutti possano udire: "Signore, vuole sedersi?".<br />
Rimango immobile, tutto si ferma, anche il convoglio, qualcosa mi ha scosso dalle fondamenta. In un attimo non ho più vent'anni, né ottanta e nemmeno sono Signore. Signore è morte e distruzione, Signore è l'abisso, il punto di non ritorno, Signore è l'anticamera del posto fisso ai margini del cantiere, le mani dietro la schiena. Signore è la condizione che se l'accetti è il segnale di resa: le cellule cadono a terra strato per strato, le domeniche sono al parco a giocare a bocce, i giornali si usano per pulire i vetri che non fanno alone.<br />
Mi volto, faccia da poker, sfilo accanto alla vecchia urtandola volontariamente e i suoi scarponi fanno il loro lavoro.<br />
Infilo le porte del vagone ancora fermo, non leggo il nome della stazione, ora sono altrove, sono a un vecchio trauma, sono seduto sul tram numero 15, direzione Gratosoglio, trentacinque anni fa, chiedo a un vecchietto se vuole sedersi, mi squadra e mi manda a fare in culo, tu e la tua gentilezza, cafone! e allora capisco tutto, lo perdono, mi perdono e i miei occhi si perdono a cercare l'uscita, devo riemergere, il cellulare non prende qui così.<br />
<br />
<a href="https://www.facebook.com/roberto.rilletti/posts/10222536531068500">Roberto Rilletti</a> (Rillo)<br />
Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-77096819173219007502019-10-31T19:39:00.001+01:002019-10-31T19:39:18.797+01:00<h2>
ogni tanto posto<br />batto un colpo<br />tanto per<br />stupire?</h2>
<h2>
<br />scrivo grosso<br />perché non ci leggo se no<br />abbiate pazienza</h2>
prikedelikhttp://www.blogger.com/profile/16570223257516787775noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-5619356119022863992019-10-13T17:30:00.003+02:002019-10-13T17:30:56.572+02:00Barbapartìn (zio Bonaparte: nome tuttora comune fra gli ebrei, a ricordo della prima effimera emancipazione elargita da Napoleone), era decaduto dalla sua qualità di zio perché il Signore, benedetto sia Egli, gli aveva donato una moglie così insopportabile che lui si era battezzato, fatto frate, e partito missionario in Cina, per essere il più possibile lontano da lei.<br />
<br />
Primo Levi, "Argon", da <i><a href="http://www.primolevi.it/Web/Italiano/Contenuti/Opera/110_Edizioni_italiane/Il_sistema_periodico">Il sistema periodico</a></i>Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-23286245878612723302019-09-01T22:33:00.000+02:002019-09-01T22:33:31.222+02:00Ci sono tante cose che mi fanno stare benissimo in vacanza e che faccio tanta fatica a trovare, a mantenere qui.<br />
<br />
[...]<br />
<br />
La prima, forse la più importante, è una cosa per cui non trovo una parola italiana, è quello stato di “non pensiero” che è contemporaneamente di massima concentrazione: quello stato in cui si è forse sempre da bambini, in cui ho la sensazione siano sempre gli animali, lo stato in cui cerchi sassini bianchi sulla spiaggia, o funghi in un bosco, o peschi, o cerchi di costruire una capanna coi rami o un castello di sabbia o di colorare un disegno complicato.<br />
<br />
E non esiste più il mondo eppure ti ci senti del tutto fuso dentro, come se fossi un sassino o un’onda o un fungo. Senti tutto il tuo corpo in ogni centimetro ma fa da solo, magari sudando ma senza sforzo. Non hai nessun pensiero preciso, nessun pensiero formulato in parole, sei solo quello che stai facendo, senza tempo e linguaggio, immemore.<br />
<br />
<a href="https://www.flickr.com/photos/145032145@N02/">Laura Sphera</a>Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-90458910032840044032019-08-07T12:17:00.000+02:002019-08-07T12:42:15.133+02:00The systematic looting of language can be recognized by the tendency of its users to forgo its nuanced, complex, mid-wifery properties for menace and subjugation. Oppressive language does more than represent violence; it is violence; does more than represent the limits of knowledge; it limits knowledge. Whether it is obscuring state language or the faux-language of mindless media; whether it is the proud but calcified language of the academy or the commodity driven language of science; whether it is the malign language of law-without-ethics, or language designed for the estrangement of minorities, hiding its racist plunder in its literary cheek – it must be rejected, altered and exposed. It is the language that drinks blood, laps vulnerabilities, tucks its fascist boots under crinolines of respectability and patriotism as it moves relentlessly toward the bottom line and the bottomed-out mind. Sexist language, racist language, theistic language – all are typical of the policing languages of mastery, and cannot, do not permit new knowledge or encourage the mutual exchange of ideas. <br />
(Toni Morrison, Nobel Lecture 1993)<br />
<br />
Il sistematico saccheggio del linguaggio può essere riconosciuto nella tendenza di coloro che lo usano a fare a meno delle sue proprietà maieutiche (come le sfumature e la complessità) per usarlo invece al fine di minacciare e assoggettare. <br />
Il linguaggio oppressivo fa qualcosa di più che rappresentare la violenza: è violenza; fa qualcosa di più che rappresentare i limiti della conoscenza: limita la conoscenza. <br />
Che si tratti del linguaggio di dominio usato dal potere oppure del falso linguaggio usato in modo spensierato dai media; che si tratti dell’orgoglioso ma imbalsamato linguaggio dell’accademia oppure del linguaggio oggettificato della scienza; che si tratti del linguaggio maligno della legge-senza-etica oppure del linguaggio creato per discriminare le minoranze e nascondere il suo razzismo attraverso la sua sfrontatezza letteraria – esso deve essere rifiutato, modificato, svelato. <br />
Si tratta di un linguaggio che beve sangue, che piega le vulnerabilità, che nasconde i suoi stivali fascisti sotto crinoline di rispettabilità e patriottismo e si muove in fretta e furia verso il fondo, verso menti ridotte ai minimi termini. <br />
Il linguaggio sessista, quello razzista, il linguaggio teistico – sono tutti linguaggi tipici della politica del dominio, e non possono permettere, non permettono nuove conoscenze né incoraggiano il mutuo scambio di idee.<br />
(traduzione di <a href="https://www.facebook.com/donatella.trevisan.1/posts/2625085087516061">Donatella Trevisan</a>)Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-87328085923182519352019-06-04T23:56:00.000+02:002019-06-04T23:56:31.090+02:00"L'attenzione si paga in termini di futuri a cui si rinuncia. Paghi quell'episodio extra di Games of Thrones con la chiacchierata cuore a cuore con tuo figlio, preoccupato per qualcosa. Paghi quell'ora extra sui social media con le ore di sonno che non hai dormito e quella sensazione di freschezza che non hai avuto all'indomani. Paghi l'aver ceduto a quell'articolo indignato su quel politico che odi con la pazienza e l'empatia che hai perso, e la rabbia che provi per te stesso per aver abboccato all'esca del clickbait.<br />
Paghiamo l'attenzione con le vite che avremmo potuto vivere."<br />
<br />
- James Williams, <a href="https://www.effequ.it/prodotto/scansatevi/"><i>Scansatevi dalla luce | libertà e resistenza nel digitale</i></a> <br />
(citato da <a href="https://www.facebook.com/maximiliano.bianchi/posts/10156438980936569">Maximiliano Bianchi</a>, ovvero <a href="http://www.strelnik.it/">Strelnik</a>)Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-88931012347327624642019-02-17T15:27:00.000+01:002019-02-17T15:27:38.073+01:00Anch'io alcuni giorni fa ho avuto cinquant'anni.<br />
Lo ricordo bene come fosse domani.<br />
D'altra parte ne ho avuti anche dodici, una volta.<br />
A dirla tutta ne ho avuti parecchi, di anni.<br />
Alcuni anche doppi.<br />
Altri, invece, talmente sfumati che non hanno lasciato nemmeno il segno. <br />
Forse erano tracciati col carboncino.<br />
Se non lo fissi, il carboncino vola via e ne resta così poco sul foglio che a fatica distingui il disegno.<br />
Se mi guardo indietro, gli anni più belli sono stati quelli a matita colorata.<br />
Il mio primo astuccio vero fu uno Stabilo, 24 colori.<br />
C'era anche il verde acqua, mi ricordo.<br />
Poi ci sono stati anni ad olio, ad acrilico e anni a pennino e china.<br />
Belli. Brutti. Indefiniti. <br />
Tanti.<br />
Un bel giorno, non mi ricordo se di pomeriggio o di martedì, stanca di averli attorno a far confusione, mi son decisa e li ho acchiappati tutti con la retina da farfalle, poi li ho chiusi dentro uno scatolone. <br />
Uno di quelli che ti arrivano a Natale, col panettone e i torroncini assortiti.<br />
Uno scatolone di finto velluto blu che sposto una volta a destra sotto alla finestra, un'altra sotto la scrivania, o nell'angolo assieme ai libri.<br />
Non riesco a trovargli il posto giusto e all'alba, quando sono ancora tra il qui e il là, me lo ritrovo sempre tra i piedi.<br />
Lo volevo portar giù in cantina, ma sono così impegnata a fare e disfare pensieri che la sera mi arriva già alle dieci del mattino, e alla fine mi accorgo che lui è ancora lì, a far capolino da dietro la poltrona.<br />
Anche adesso lo vedo, ma faccio finta di niente.<br />
Mi guarda e ogni tanto scuote tutti gli anni che contiene. <br />
Mi fa i dispetti: giusto ieri li avevo ordinati in belle pile a torre di Pisa, dal più al meno, dal blu al rosso, e dal verde al giallo.<br />
Tanta fatica per niente, adesso saranno là dentro tutti mescolati a far arcobaleni di ricordi.<br />
Stamattina m'era venuta voglia di riguardarne uno, il nono compleanno, ché non ricordavo più il colore di quel giorno bello.<br />
A volte mi capita di non riuscire ad afferrare i suoni e gli odori degli anni ammucchiati e allora mi prende un senso di perdita così grande che devo cercar rimedio in una sicurezza a portata di mano. Ma non sempre funziona.<br />
E oggi non riesco ad afferrare la sfumatura che colorò quella giornata di un'estate passata. Era smeraldina o color del tempo? Chissà.<br />
Proverò a cercarla nella scatola blu di velluto finto, ma so già che non la troverò, ribaltata sotto i mesi e i giorni ammucchiati alla rinfusa.<br />
Ci sono persone che sistemano gli anni in fila indiana, lo so. <br />
I trenta prima dei quarantasei e dopo i ventitré.<br />
Quelli belli in prima fila e quelli tristi dietro il gruppo. <br />
Un archivio numerato che incasella tutte le ore al posto giusto, che permette di sapere in qualunque momento l'età giusta da indossare.<br />
Io, invece, ho un tempo tutto mescolato. Un miscuglio marmorizzato di mille colori uguale a quello che ottengo quando alla fine di un quadro raccolgo i colori rimasti sulla tavolozza e li impasto per preparare il fondo della prossima tela.<br />
In fin dei conti ecco a cosa serve aver tanti anni, a far un bel fondo spatolato per il quadro meraviglioso che dipingeremo domani. O lunedì.<br />
O fra cent'anni.<br />
<br />
<a href="https://www.facebook.com/francesca.ferrari.524/posts/10217528614477872">Francesca Ferrari</a> (Giarina)Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-91630848451197639882019-01-07T13:11:00.002+01:002019-01-07T13:11:19.038+01:00Ciao, sono un Leghista semplice.<br />
Per un quarto di secolo ho creduto che ogni mio problema fosse causato dai meridionali.<br />
L’ho creduto perché così mi dicevano i capi del mio partito, che erano tutti onesti. <br />
Non come i terroni. <br />
Poi però i capi del mio partito sono stati beccati con i nostri soldi in tasca, e sono crollati al 4%. <br />
Così proprio in quel momento si sono ricordati che i meridionali votano. <br />
E sempre in quel momento hanno scoperto che i meridionali non sono poi tanto male. <br />
E quindi mi hanno detto che per un quarto di secolo si sono sbagliati, e che ora devo credere nell’esatto contrario. <br />
Che l’Italia non la devo più odiare ma amare. <br />
Che con la bandiera italiana oggi non ci puliamo più il culo, ma anzi la baciamo. <br />
E spero che almeno nel frattempo l’abbiano lavata, anche se dubito visto quanto è stato repentino il passaggio tra quando dicevamo “Padania is not Italy” e oggi che diciamo “Prima gli italiani”. <br />
Un paio di anni forse.<br />
I miei capi mi hanno detto che la causa dei miei mali ora sono altri. <br />
Allora ho pensato subito ai potenti, ai privilegiati, ai padroni. <br />
A quelli che ci sono da sempre e rubano da sempre migliaia di miliardi. <br />
Ho pensato agli evasori, i corrotti, i corruttori, i falsi invalidi, gli incapaci, Cosa Nostra, la Camorra, la ‘Ndrangheta, il traffico di droga, il pizzo, gli appalti truccati, la burocrazia inefficiente, il divario tra Nord e Sud, i terreni avvelenati, la giustizia lenta, i raccomandati, i truffatori, i bancarottieri, e tutti gli altri problemi che mi fottono la vita da decenni.<br />
Invece i capi del mio partito mi hanno detto che mi sbaglio, che non sono loro la causa di ogni mio male. <br />
Il mio problema ora sono i morti di fame che arrivano sulle barche. <br />
Quando arrivano. <br />
I miei capi hanno detto che è colpa loro se pago troppe tasse, se le vecchiette rovistano nella spazzatura e i divorziati dormono in macchina. <br />
Che loro in realtà stanno bene, e rischiano la vita per divertimento. <br />
Soprattutto i neri. <br />
E pensiamo che siccome alcuni neri sono delinquenti e maleducati - e lo sono sul serio - allora sono tutti così. <br />
E vanno cacciati tutti. <br />
Anche quelli che non ci hanno ancora fatto nulla.<br />
Ho pensato che questo sia razzismo. <br />
Che etichettare una persona non per quello che ha fatto, ma per il popolo a cui appartiene sia razzismo.<br />
Ma mi hanno detto di no.<br />
Così come ho pensato che anche noi italiani siamo migranti economici. <br />
Siamo quelli che emigrano di più. <br />
200.000 in 3 anni.<br />
Andiamo negli altri paesi a cercare lavoro, non scappiamo da alcuna guerra. <br />
Ma mi hanno detto che noi siamo "cervelli in fuga". <br />
Loro invece sono parassiti. <br />
Come i meridionali che vengono dal Sud a rubarc... ah no scusate, mi sono distratto.<br />
E' che sono un leghista semplice. <br />
E non riesco a stargli dietro. Ma ci provo. <br />
In fondo mi accontento di poco: un padrone da seguire qualsiasi cosa dica e che indossi felpe e mangi arancini per farmi sentire che lui è come me.<br />
Mi basta della gente da odiare e a cui addossare la colpa di ogni mio problema. <br />
E sto bene così. <br />
Mi accontento. <br />
L'ho detto. <br />
Sono un leghista semplice.<br />
<br />
<a href="https://www.facebook.com/emilio.mola1/posts/10218075081017163">Emilio Mola</a>Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-15349988303454341242018-12-31T16:55:00.003+01:002018-12-31T16:55:49.649+01:00Il punto non è ribaltare l’argomento dell’avversario: il punto è abbandonare quell’inquadratura e proporne un’altra. <br />
<br />
<a href="https://www.facebook.com/notes/massimo-max-giuliani/il-bastone-larancino-e-lopposizione-su-facebook/10157197619116318/">Massimo Max Giuliani</a>Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-83490244876509413542018-11-30T11:36:00.000+01:002018-11-30T11:36:14.639+01:00In quest’ora della sera<br />
da questo punto del mondo<br />
<br />
Ringraziare desidero il divino<br />
labirinto delle cause e degli effetti<br />
per la diversità delle creature<br />
che compongono questo universo singolare<br />
ringraziare desidero<br />
per l’amore, che ci fa vedere gli altri<br />
come li vede la divinità<br />
per il pane e per il sale<br />
per il mistero della rosa<br />
che prodiga colore e non lo vede<br />
per l’arte dell’amicizia<br />
per l’ultima giornata di Socrate<br />
per il linguaggio, che può simulare la sapienza<br />
io ringraziare desidero<br />
per il coraggio e la felicità degli altri<br />
per la patria sentita nei gelsomini<br />
<br />
e per lo splendore del fuoco<br />
che nessun umano può guardare<br />
senza uno stupore antico<br />
<br />
e per il mare<br />
che è il più vicino e il più dolce<br />
fra tutti gli Dèi<br />
ringraziare desidero<br />
perché sono tornate le lucciole<br />
e per noi<br />
per quando siamo ardenti e leggeri<br />
per quando siamo allegri e grati<br />
per la bellezza delle parole<br />
natura astratta di Dio<br />
per la scrittura e la lettura<br />
che ci fanno esplorare noi stessi e il mondo<br />
<br />
per la quiete della casa<br />
per i bambini che sono<br />
nostre divinità domestiche<br />
per l’anima, perché se scende dal suo gradino<br />
la terra muore<br />
per il fatto di avere una sorella<br />
ringraziare desidero per tutti quelli<br />
che sono piccoli, limpidi e liberi<br />
per l’antica arte del teatro, quando<br />
ancora raduna i vivi e li nutre<br />
<br />
per l’intelligenza d’amore<br />
per il vino e il suo colore<br />
per l’ozio con la sua attesa di niente<br />
per la bellezza tanto antica e tanto nuova<br />
<br />
io ringraziare desidero per le facce del mondo<br />
che sono varie e molte sono adorabili<br />
per quando la notte<br />
si dorme abbracciati<br />
per quando siamo attenti e innamorati<br />
per l’attenzione<br />
che è la preghiera spontanea dell’anima<br />
per tutte le biblioteche del mondo<br />
per quello stare bene fra gli altri che leggono<br />
per i nostri maestri immensi<br />
per chi nei secoli ha ragionato in noi<br />
<br />
per il bene dell’amicizia<br />
quando si dicono cose stupide e care<br />
per tutti i baci d’amore<br />
per l’amore che rende impavidi<br />
per la contentezza, l’entusiasmo, l’ebrezza<br />
per i morti nostri<br />
che fanno della morte un luogo abitato.<br />
<br />
Ringraziare desidero<br />
perché su questa terra esiste la musica<br />
per la mano destra e la mano sinistra<br />
e il loro intimo accordo<br />
per chi è indifferente alla notorietà<br />
per i cani, per i gatti<br />
esseri fraterni carichi di mistero<br />
per i fiori<br />
e la segreta vittoria che celebrano<br />
per il silenzio e i suoi molti doni<br />
per il silenzio che forse è la lezione più grande<br />
per il sole, nostro antenato.<br />
<br />
Io ringraziare desidero<br />
per Borges<br />
per Whitman e Francesco d’Assisi<br />
per Hopkins, per Herbert<br />
perché scrissero già questa poesia,<br />
per il fatto che questa poesia è inesauribile<br />
e non arriverà mai all’ultimo verso<br />
e cambia secondo gli uomini.<br />
Ringraziare desidero<br />
per i minuti che precedono il sonno,<br />
per gli intimi doni che non enumero<br />
per il sonno e la morte<br />
quei due tesori occulti.<br />
<br />
E infine ringraziare desidero<br />
per la gran potenza d’antico amor<br />
per l’amor che move il sole e l’altre stelle.<br />
<br />
E muove tutto in noi.<br />
<br />
<a href="https://www.facebook.com/christina.psilogenis/posts/10216032356475013">Mariangela Gualtieri</a>Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-57055404822929071792018-11-16T14:21:00.002+01:002018-11-16T14:21:31.654+01:00È sull’erba piede nudo leggerissimo<br />
dove l’acqua delle foglie si fa iride.<br />
È il buon riso, l’aria, il sangue,<br />
il modesto ardore libero.<br />
Avvenire non ti cerco. Tu mi vieni<br />
vento, immagine credibile, amorevole<br />
sulla fronte. Poco a poco dove erano<br />
anni, ridono attimi.<br />
Non speranza né timore, amici, più.<br />
Non l’affanno. Anche autunno in Lombardia<br />
quatto e spento in mezzo ai gelsi avrà la sua gioia,<br />
se vorremo, e la rinuncia.<br />
Non del bene la rinuncia, amici, dico,<br />
ma del tedio. Cuore nuovo andiamo innanzi.<br />
Le felici, le dolcissime mattine<br />
a noi tutti tornano.<br />
<br />
Franco Fortini (citato da Gianluigi Gherzi)Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-89504807617611686092018-03-05T12:51:00.000+01:002018-03-05T12:51:11.460+01:00Sul tram una ragazza e un ragazzo in età da liceo, discorrono. Sono belli. Parlano di un matrimonio di un loro parente, lei dice: «Non mi sposerei mai in chiesa, perché non ci credo». Lui le risponde: «Io sì... Sai perché?» – fa una lunga pausa, lei attende in silenzio la motivazione: «Beh, ecco: tante generazioni si sono sposate in chiesa, quindi dev’essere giusto, perché non dovrei farlo io?». La ragazzina scuote il capo: «Per me non è un motivo». Lui si informa: «Ma i tuoi si sono sposati in chiesa?». Lei sospira: «Mio padre si era sposato in chiesa con mia madre, poi mia madre se ne è andata via e hanno divorziato. Dopo un po’ la famiglia gli ha fatto sposare la sorella di mia madre, in municipio, perché lui non sapeva neanche cucinarsi una cena, gli serviva una badante». Guardo meglio la ragazza: non sembra pachistana, ha fattezze e linguaggio di qui, direi anche del Nord. Vorrei chiederle se la sorella di sua madre è stata contenta del matrimonio combinato in funzione di badante, ma ovviamente non posso. Cambiano argomento, lui le chiede: «Tu sei gelosa?». Lei alza le spalle: «No, però se per stare con Samantha non puoi più vedere me, allora sì». «Se Samantha mi chiede per stare con lei di non vederti più, le dico di no». «Chissà se è vero... Secondo me per avvicinarti di più a Samantha, che ti piace tantissimo, mi lasceresti. E poi la sposi, e pure in chiesa». «No, no, non vorrei mai perdere te». Lei gli domanda un po’ più maliziosa: «Ma pure io posso avere due fidanzati, naturale?». Lui si percepisce che si sforza un po’, ma risponde: «Sì, naturale». A una fermata lui scende, prima lei gli passa degli appunti da studiare. Sceso lui, la ragazza si sistema meglio sul sedile, estrae dalla borsa il telefono, scorre un po’ di messaggi, forse «sta imparando a compitare nuove lingue sconosciute», come dice un bel verso di Max Manfredi. Scendo anch’io, entro nel bar dei cinesi, dove una signora sui cinquanta, un poco scarmigliata, dice a un uomo più vecchio: «Oh, ma oggi si vota? E per chi cazzo devo votare?». «E che minchia ne so? Vota chi cazzo vuoi». La barista orientale serve a me un cappuccino, alla signora un bicchiere di bianco. Ripenso alla lunga pausa in cui il ragazzo ha cercato nella sua testa una motivazione per l’affermazione, forse avventata, a favore del matrimonio in chiesa, e la ragazza ha atteso paziente, senza minchieggiare. Crescono indecifrabili foreste, e noi abbiamo perso tempo a studiare piccole piantine artificiali nei nostri laboratori. Noi chi, poi? Quattro gatti che sparano giudizi da vecchi coglioni, per sbrigarsela in fretta.<br />
<br />
<a href="https://www.facebook.com/carlomolinaro/posts/10156194035334146">Carlo Molinaro</a>Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-67252169324491610592018-02-05T14:15:00.000+01:002018-02-05T14:15:08.623+01:00Meglio un tema banale trattato in modo approfondito che un tema profondo trattato banalmente.<br />
<br />
<a href="https://www.facebook.com/gaetano.vergara/posts/10160010581405581">Gaetano Vergara</a> <br />
(che lo ripete ogni anno ai ragazzi che si avviano a predisporre le tesine per gli Esami di Stato)Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-85758396916720154502018-01-20T17:09:00.001+01:002018-01-20T17:09:46.477+01:00Il primo incarico professionale di Kessels sembrava una missione impossibile: la promozione del peggior albergo di Amsterdam, l’Hotel Brinker. “Il posto più terrificante che avessi mai visto. Il proprietario non aveva alcuna intenzione di migliorarlo, semplicemente si era stufato di lamentele”.<br />
<br />
Bene, se noi vuoi nascondere i tuoi disastri, allora vantatene. “La sincerità era l’unico lusso che quell’albergo potesse permettersi”, così la campagna cominciò con slogan come “Offerta speciale, un letto in ogni camera!”, "Nessun supplemento per lo sciacquone”, “Non potreste dormire peggio, ma noi faremo uno sforzo”, “Colazione scarsa? Mangia la tovaglietta”, "Da anni i migliori nell'ignorare le vostre lamentele", i gadget da bagno (saponetta, phon, shampoo) erano sagome da ritagliare da un foglio di carta. Una squadra di addetti perlustrò Amsterdam piantando su ogni cacca di cane una bandierina che diceva “questa la trovate anche davanti al nostro portone”. Ci crediate o no, le prenotazioni triplicarono e i clienti cominciarono a lamentarsi perché, dopo tutto, l’albergo non era poi così fetente come si attendevano.<br />
<br />
da <a href="http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2017/01/20/erik-kessels-errori-failed/">Fotocrazia</a>, di Michele Smargiassi <br />
(segnalato da <a href="https://www.facebook.com/marielavictoriademarchimoyano/posts/10156167282753000">Mariela Victoria De Marchi Moyano</a>)Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-45949356512661590232018-01-03T18:18:00.000+01:002018-01-03T18:18:09.456+01:00Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. <br />
<br />
Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere che cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’è in più. Teoricamente ogni masso di pietra può avere al suo interno una scultura bellissima, come si fa a sapere dove ci si deve fermare nel togliere, senza rovinare la scultura? <br />
<br />
Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità.<br />
<br />
Bruno Munari (tramite <a href="http://mastrangelina.tumblr.com/post/169269773947">Mastrangelina</a>)Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-60336469564861101682017-12-30T16:30:00.000+01:002017-12-30T16:30:09.408+01:00Promuovere la lettura è come promuovere il sesso dicendo che è importante riprodursi o che fa bene al sistema cardiocircolatorio. Io leggo perché mi diverto. <br />
<br />
<a href="https://www.facebook.com/riccardofalcinelli/posts/1584060981676660">Riccardo Falcinelli</a>Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-67638429705963568372017-12-24T17:09:00.004+01:002017-12-24T17:09:51.222+01:006-Del primo incontro.Per tutta la settimana ho girato per casa come inochita, andavo a far la spesa senza comprare il pane e ritornavo fuori e poi se Aldo mi parlava rispondevo pan per pomo, e il pensiero fisso era sempre per quel vaglia e se mi dovevo presentare così damblè o se magari non era meglio fermare Alide sulle scale e chiedergli consiglio su cosa dovevo fare.<br />
Alla fine, me lo ricordo quel giorno lì di quindici anni fa, come se fosse ieri, che era una così bella mattina di mezza primavera, e mi ero svegliata sicura come quando si prende la decisione giusta e non ci son santi che ti possono fermare.<br />
Che poi anche Aldo ci metteva del suo perché tintognava col caffè e con la torta e poi una pulitina alle scarpe e guarda qui che camicia strafugnata, che alla fine l'ho quasi dovuto buttar giù dalle scale.<br />
Una volta da sola in casa mi son messa davanti all'armadio, che avevo appena fatto il cambio di stagione e invece mi era tornato quel freddo che il vestitino fiorato non era il caso di metterlo.<br />
E in sottoveste mi guardavo nell'anta a specchio e a onor del vero non ero mica tanto male, secondo me.<br />
I capelli li ho sempre avuti quel color topo che la tinta me li dava un po' sul rosa, ma la dovevo fare perché incominciavano a spuntare dei grigi e guai a toglierli, che mia nonna diceva che per uno tolto ne nascono altri sette.<br />
Il mio punto forte erano gli occhi, me lo dicevano sempre quando ero piccola, questa bimba ha due occhietti che ti pungono.<br />
C'era un paio di chiletti in più intorno ai fianchi e le gambe non erano mai state lunghe, però avevano il loro bel polpaccio tornito e poi di caviglia fine, che le mie caviglie me le invidiava anche la Carlina.<br />
E nel mentre che mi ammiravo le gambe, mi ha preso quasi un colpo a vedere una calza smagliata, proprio sotto al ginocchio destro e mi è venuto in mente che era stato dall'ortolano il giorno prima contro una cassetta di peperoni.<br />
E di altri còllan non ne avevo, che la mercantina aveva finito la scatola, quindi lì per lì stavo pensando di mandare tutto in malora, di rimettermi la tutina da casa e morta lì.<br />
E invece poi il cuore ha avuto la meglio e ho preso lo smalto rosa delle unghie e c'ho dato una bella pennellata sopra alla smagliata che mi si era anche attaccata la calza alla pelle, ma era lo stesso, tanto era trasparente.<br />
E là! Non si vedeva niente e la sottana arrivava anche due dita sotto. <br />
Quindi dopo una passata di cipria, due gocce di Colonia nel gomito e un velo di rossetto, quello che mi aveva regalato la Daniela a Natale che lei è commessa di profumeria, e ne sa di robe di trucchi, ero pronta per andare in via Alberti col tomulto dentro il petto e nella testa.<br />
Avevo messo i soldi in una busta dentro la borsetta che manavano un profumino di lavanda per via della carta profumata del cassetto, e tutta in tiro mi sono diretta a schiena bella dritta all'ufficio postale.<br />
Appena entrata, lui era là, come un attore consumato, chinato sulla scrivania a fare dei conti, ma come se avesse sentito una scossa aveva tirato su la testa e in un battibaleno mi era venuto incontro davanti allo sportello numero tre, quello dei vaglia postali.<br />
Io non ero pratica della faccenda e Alide con un sorriso premuroso mi disse col tu per la prima volta, dopo più di due anni di buongiorno e buonasera:<br />
Non ti preoccupare Luigia te lo compilo io il modulo.<br />
Poi, finito tutto lambaradam dei dati e dei soldi, ci fu un momento di grande emozione passionale quando le nostre mani si sfiorarono nel commiato, mentre dei rigoli di sudore freddo mi andavano giù per la schiena e lui mi disse piano che non lo sentisse quello dello sportello due:<br />
Ci potremmo salutare stasera verso le otto giù nel piano delle cantine?<br />
<br />
<a href="https://www.facebook.com/francesca.ferrari.524/posts/10214440889206670">Francesca Ferrari</a> (aka giarina)Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-15015512643872463742017-12-16T01:15:00.000+01:002017-12-16T01:15:21.797+01:00[cose di vecchi blog]Ieri ho incontrato la <a href="http://web.archive.org/web/20030603183020/http://www.arkmode.com:80/blogger/nocturns.html">Superfemmina</a> per eccellenza. Quella che quando entra in una stanza offusca tutte le altre. Quella che ogni maschio sogna nel suo lettino solitario o sotto la doccia masturbatoria. Quella che ti ribalta la vita e non capisci più nulla e sbavi sul volante mentre lei ti sfreccia a fianco in macchina a 200 all'ora e nel frattempo riesce anche a cambiarsi d'abito esibendo lattee superfici morbide e sorriso pin up. Considerato che io sono decisamente etero come lei [entrambe devote alla Scuola Del C.] non prendiamo il mio giudizio come una virata sul lesbochic che va tanto di moda. E' figa. Punto. Ed è ovviamente il suo carattere che spicca su tutto [anche se Rillo direbbe "anche le pere"]. Somiglia a una donna da film. E i conti ora tornano, mentre ridiamo come pazze su argomenti serissimi spalmando zanzare sul cruscotto della BMW, sconsacrando un luogo denso di ricordi per entrambe.<br />
Ma non siamo gemelle, in nulla, tranne nel sarcasmo. La creatura notturna se ne va a riflettere su suicidi wireless e io clicko la testa sul cuscino mettendomi off come un placido cetaceo, consapevole dei miei limiti e del perchè ho perso due anni d'amore [o solo tempo]. <br />
posted by Vanessa ::: at 12:37 PM<br />
[<a href="http://web.archive.org/web/20030626012512/http://www.flamingpxl.com/old/2003_06_08_oldb.html#95584685">flamingpxl</a>]<br />
<br />
<br />
13.6.2003 <a href="http://www.arkmode.com/nocturns/2003/06/page/2/">ARKANGEL</a><br />
Cazzo <a href="http://web.archive.org/web/20030626012512/http://www.flamingpxl.com/old/2003_06_08_oldb.html#95584685">Vane</a>. Quando ho letto quel post sono rimasta incinta.Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-37579781430455236012017-11-06T19:59:00.001+01:002017-11-06T19:59:33.951+01:00Mai come quello stralcio di conversazione che colsi in metropolitana tra due elegantissime hostess durante un weekend di Sant’Ambrogio. In quei giorni, per antica tradizione, si tiene a Milano, nei pressi dell’omonima basilica, la fiera degli oh bej oh bej, che in dialetto meneghino significa: oh belli, oh belli, con riferimento agli oggetti, alla cianfrusaglie, ai dolciumi in vendita sulle bancarelle. Una delle giovani signore raccontava all’altra della sua visita alla fiera degli oh buy oh buy, pronunciato all’inglese (una sorta di acquista! acquista!), oppure stava solo pronunciando in tedesco l’originale espressione milanese? Sorridendo, mi rivolsi a lei e glielo chiesi. Con uno sguardo interrogativo rispose: “Ma come si dovrebbe dire, esattamente?”. “Obey and Buy”, risposi serissimo.<br />
<br />
<a href="https://www.facebook.com/franco.buffoni/posts/10214596320324676">Franco Buffoni</a>Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-89838573629748155232017-10-19T21:48:00.000+02:002017-10-19T21:48:01.069+02:00L'autunno è timido<br />
inizia a colorare con le matite qualche foglia,<br />
prova i colori prima di coprire la tela di tempera<br />
<br />
<a href="https://www.facebook.com/liliana.aviano/posts/10211548877250668">Liliana Aviano</a>Zuhttp://www.blogger.com/profile/17660034709189862667noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3486538.post-57815410225164199392017-10-01T14:11:00.001+02:002017-10-01T14:11:30.501+02:00<b><a href="https://ipoetisonovivi.com/2014/04/04/elementare-2/">Elementare</a></b><br />
<br />
E c'è che vorrei il cielo elementare<br />
azzurro come i mari degli atlanti<br />
la tersità di un indice che dica<br />
questa è la terra, il blu che vedi è mare.<br />
<br />
<br />
<b><a href="https://www.gironi.it/poesia/cappello.php">Piove</a></b><br />
<br />
Piove, e se piovesse per sempre<br />
sarebbe questa tua carezza lunga<br />
che si ferma sul petto, le tempie;<br />
eccoci, luccicante sorella,<br />
nel cerchio del tempo buono, nell'ora<br />
indovinata<br />
stiamo noi, due sguardi versati in un corpo,<br />
uno stare senza dimora<br />
che ci fa intangibili, sottili come un sentiero<br />
di matita<br />
da me a te né dopo né dove, amore,<br />
nello scorrere<br />
quando mi dici guardami bene, guarda:<br />
l'albero è capovolto, la radice è nell'aria.<br />
<br />
<a href="http://www.repubblica.it/cultura/2017/10/01/news/morto_pierluigi_cappello-177018465/">Pierluigi Cappello</a> (Gemona del Friuli, 8 agosto 1967 – Cassacco, 1 ottobre 2017)<br />
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(grazie a <a href="https://www.facebook.com/emiliapatrunoo/posts/10214623388203578">Emilia Patruno</a>)<br />
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