A Napoli il sentimento del sacro è scaturito dal sottosuolo, non è disceso dal cielo. Non si è ispirato sulle terrazze di notte contemplando comete, eclissi, costellazioni, ma fiutando il gas dei campi ardenti, flegrei, ascoltando il ringhio della terra scossa, guardando la discesa a fiumi del fuoco viscerale del vulcano. [...] Qui il sacro è sacro non perché fa svaporare incenso sugli altari, ma perché cuoce lentamente come il ragù. "Peppèa" è il verbo del dialetto che imita i piccoli sobbalzi del coperchio sul sugo. Il sacro, qui, "peppèa".
Erri De Luca, cit. da BibliotecadeBabel
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