IL VENTO DI MAGGIO
a Claudia e anche a Cesare
Il vento di maggio, già quasi di giugno
toglie e rimette l'afa nei cortili
e stropiccia le tende. Voi parlate
di come possa essere la storia
d’amore fra voi due – se sia possibile
o piuttosto impossibile. Parlate
di ciò che intendevate l'uno l'altra,
le implicite promesse, i meccanismi,
lo stare bene in presenza e in assenza,
se la passione e l'attrazione bastano,
che cosa resta dopo, un qualchecosa
che va ricostruito o abbandonato
o gestito in che modo? Lo annegate
fra le parole questo vostro amore
incontrollabile; più lo afferrate
più lo perdete.
Vi guardo e vorrei dirvi
"prendetevi e graffiatevi", vorrei
biasimarvi, dichiararvi colpevoli
d'ogni disegno o studio: le nuvole hanno
cambiato forma centomila volte
mentre voi discutete.
Ma chi sono
io per dare sentenze? Si sa,
quasi sempre è così: l'amore viene
senza segnali, riempie un orizzonte
d'un immenso sereno, così lindo
che ci stai dentro, non devi guardare
né dire "guarda!" – hai occhi dappertutto,
anzi l'occhio sei tu ed è lui, sei l'occhio
che vi ha già visti fuori da ogni tempo.
Poi ti muovi per meglio osservare
e non vedi più nulla, hai perso il punto
magico dove non c'è prospettiva
perché nessuna linea vorrebbe
fuggirne mai: il punto innamorato.
Può tornare, per caso può tornare
a mostrarsi, è inutile parlarne
ma so quanto è difficile tacerne.
Se fossi lui ti annuserei i capelli,
t'abbraccerei da dietro, passerei
le dita sul tuo seno a rinvenirti
i bottoncini rosa. Butta via
i fiori secchi, non ritorneranno
per sempre queste sere colorate,
queste turgide nuvole veloci
sulla colma dei tetti. Forse tutto
è solamente il contorno di un bacio,
un paziente lavoro di scenografi
per l'attimo che incanterà la sala.
D'amore non esistono parole:
c’è solo prendersi, stringersi, avere
fiducia che la luce si ripieghi
a brillare fra i corpi, che incastoni
nell'infinito una carezza timida.
Torino, 29 maggio 2006
Carlo Molinaro
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