Veste sempre di nero, carismatico, occhiali scuri, ciuffo accuratamente spettinato, libro Adelphi che spunta dal cappotto (nero), volto un po' scavato da un dolore interiore che tanto ci attrae, un passato sui libri tra Sartre, Baudelaire e Villon, dischi di Gainsbourg, De Andrè e un po' di Fossati. Quando esce beve assenzio. Trasuda esistenzialismo da ogni poro. Gli manca solo più il cartello "bel tenebroso", con una grossa freccia lampeggiante che lo indica 24 ore su 24.
Poi in macchina gli trovi una cassetta di Minghi&Mietta (nemmeno un CD: una cassetta!) nascosta nel vano portaoggetti. Glissa, cerca di convincerti che sono i Cure, ma è irreparabilmente perso.
postato da kiarablog
Nessun commento:
Posta un commento