mercoledì 29 settembre 2010

C'è un punto, a pagina dieci, che mi è piaciuto così tanto che l'ho letto centomila volte. Sembrerebbero anche tante, a contarle così, centomila, ma invece non sono tante per niente se è il numero di volte che leggi una cosa che ti piace. Infatti sta succendendo che non sto andando avanti col libro perché torno sempre a rileggere questo punto qua e allora sono ancora a pagina venticinque. [...]
Gli amori durano esattamente un momento perfetto, il resto è solo rievocazione, ma quel momento può essere sufficiente a dare un senso a più di una vita. Così fu dunque, lui allungò un'offerta congrua per il Santo, quasi l'intera giornata di lavoro, e lei la prese allargando il palmo della mano perché lui potesse sfiorargliela con comodo. Un gesto di cui mai si sarebbe vergognata nonostante, nell'abisso del suo ragionare, fosse più licenzioso dell'ipotesi di concedere la verginità. Perché in quel gesto c'era un invito, e un invito è assai peggiore della semplice, stupefacente, fisiologia del desiderio. Lì non c'era stupore, c'era coscienza, intento preciso di disporsi a farsi toccare da quel maschio.

zazie

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