domenica 29 novembre 2009

Negli ultimi dieci anni la complicità della vittima è stato il punto focale della mia attenzione, è solo da lì che si può ripartire onestamente per scardinare un meccanismo che non funziona, che genera danno. Accettare la propria complicità permette di adeguare le armi al combattimento, di forgiarle in modo assolutamente non casuale.
Vale per tutto, all’esterno e all’interno. Vale per gli abusi che si subiscono e quelli che ci si autoinfligge. Negli abusi autoinflitti considero anche una somma di eccessi rispetto ai quali perdiamo il controllo e che ci ledono. Più ne abbiamo bisogno e più ci danneggiano.

Flounder

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