Una vigna che sale sul dorso di un colle
fino a incidersi nel cielo,
è una vista familiare,
eppure le cortine dei filari semplici e profonde appaiono una porta magica
[...]
La visione s'accompagna al sospetto che queste non siano se non le quinte di una scena in attesa di un evento che nè il ricordo nè la fantasia conoscono.
Qualcosa di inaudito è accaduto o accadrà su questo teatro.
[...]
L'uomo sa queste cose contemplando la vigna.
E tutto l'accumulo, la lenta ricchezza di ricordi d'ogni sorta,
non è nulla di fronte alla certezza
di quest'estasi immemorabile.
Cesare Pavese, Feria d'agosto (1947)
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