Questa mattina, scuoiando una scatoletta per dar la merenda alla mia anziana gatta, di colpo sono stato attraversato da un pensiero insidioso: ogni giorno spendo per cibare la tigrata più di quanto disponga la maggior parte dell'umanità per sopravvivere sulla faccia di questa terra crudele.
Lo so lo so lo so. E' un ragionamento errato, se anche lasciassi morire di fame l'innocente felina che adesso mi osserva allungata sul canapé, del tutto ignara delle mie riflessioni, se anche facessi questo, mica salverei non dico due esseri umani, ma neanche lo 0,005%, quelle percentuali residue che mi hanno sempre affascinato quando si tratta di individui come me. Il mondo non funziona così, eppure...
Poi il pensiero si fa ancora più scivoloso. Se anche potessi salvare una persona, chi sceglierei? E come? Già questo verbo: scegliere...
Non mi sentirei un piccolo iddio? Non pretenderei di decidere chi salvare?
Ci sono persone che sicuramente non salverei.
Salverei l'impiegato incompetente e odioso, che ha smarrito la mia pratica e mi sibila con l'alito cattivo che se voglio andare avanti devo comunque ricominciare da capo? Di sicuro no.
E se la persona che salvassi diventasse un nuovo Bush, un nuovo Ratzinger, come la mettiamo? Il pensiero, di grado in grado, potrebbe proseguire all'infinito.
Scuoto la testa, sento la gatta che nel frattempo ha cominciato a sgranocchiare croccantini. E' un rumore simpatico. Allora interrogo lei: tu cosa mi dici, Union? Lei ha la buona creanza di rispondermi. Miao.
Ho deciso. La prossima volta le comprerò scatolette eque e solidali.
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