ERA MEGLIO MORIRE DA PICCOLI?
Era meglio morire da "Piccoli", falciato dai colpi del mitra che ha spazzato il banco dei pesci, sparpagliando ghiaccio in schegge sul pavimento di marmo lucido, sfondando l'acquario delle aragoste, colpito dal proiettile che ha mandato in mille pezzi il grande specchio della sala, facendo crollare in frantumi i cento volti e gli sguardi stupiti e atterriti degli astanti, sorpresi dalla morte con la forchetta in mano, la bocca aperta e il petto d'anatra così meravigliosamente rosato. Era meglio avere la testa spaccata come i frutti sui vassoi d'argento, fare la fine del cameriere che si accascia di sghembo, con una palla nel centro del petto, coricandosi sul tavolo, aggrappandosi alla tovaglia, tra gli urli delle signore imbrattate, nel frastuono della morte automatica, sparpagliata a pioggia sui cristalli, gli abiti scuri impeccabili, i vini pregiati, le parole sussurrate dagli amanti clandestini nel tavolo in penombra.
E invece no, mi sono salvato da "Piccoli" quella volta. Ma era meglio lasciare le penne in quella carneficina, nella poltiglia di ortaggi ben cotti, sangue e paura. Molto meglio che affondare lentamente in queste acque gelate e sporche, con le luci che sfuggono via sopra la testa e il fiato che manca e l'incombente istinto di respirare la prima boccata di mare del porto. Trascinato giù da questi piedi di cemento.
Spedito da gio.x (Blogrodeo, 23 Aprile 2004)
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