di Luigi Bolognini
"Mi contraddico? Ebbene sì, mi contraddico. Sono vasto, contengo moltitudini". Enzo Baldoni citava Walt Whitman quando qualcuno gli faceva notare l'incoerenza tra il fare pubblicità a multinazionali tipo McDonald's e le idee no global e terzomondiste e la frequentazione di guerre e guerriglie per pura curiosità intellettuale. Ed era come se solo la sua vastità fisica - oltre un quintale anche se nell'ultima telefonata con Repubblica si vantava di aver perso chili, "visto come si mangia a Bagdad" - potesse contenere la sua vastità intellettuale. Era una persona non catalogabile, a rischio di essere scambiato per un pazzo - come avevano fatto in molti quando le cronache di questi giorni lo avevano reso celebre - o per un anticonformista a tutti i costi. Nella vita era stato mille cose (anche se da 8 anni stava scrivendo con Jacopo Fo un libro sulla rivoluzione pigra): muratore in Belgio, scaricatore, fotografo di cronaca nera, volontario della Croce Rossa (e non solo a Bagdad ora, ma per 15 anni a Milano, assieme alla moglie Giusi), professore di educazione fisica e di musica, lui grasso e stonatissimo, traduttore di fumetti come Doonesbury, Batman, Wiz, B.C. E naturalmente pubblicitario di una delle più importanti agenzie italiane e giornalista a tempo perso durante questi suoi viaggi che comunque erano e rimanevano anzitutto un arricchimento personale di esperienze.Girare il mondo lo aveva fatto per anni in un mestiere che aveva iniziato per caso - "E io del caso mi fido sempre, perché non esiste, qualche forza misteriosa concatena tutto, basta lasciarla fare. Ero a Londra, senza un soldo, trovai nel cestino dei rifiuti un giornale italiano con un annuncio per un direttore creativo" - Poi aveva smesso quando Giusi era rimasta incinta di Gabriella: "Viaggiavo ogni giorno tra Roma, Milano, Parigi. Mollai tutto e restai a fare il casalingo per gustarmela al meglio". E, fondata l'agenzia "Le Balene colpiscono ancora" (balene, in un autoironico omaggio alla sua stazza), muoversi era diventato un piacere, anche solo nel suo buen retiro dell'agriturismo del fratello, "Il collaccio" di Preci, nell'Umbria dov'era nato 56 anni fa, o ad Abano Terme per week-end rilassanti assieme a non meno di 20 amici per volta.
Poi, 8 anni fa, la folgorazione dopo aver letto delle battaglie di Marcos in Messico. "Andai in Chiapas e conobbi Danielle Mitterrand, che mi fece entrare in contatto col subcomandante, ancora sconosciuto alla sinistra italiana". Ne ricavò degli articoli per Linus, rivista a cui lo aveva portato Oreste Del Buono grazie al suo talento di traduttore, e da lì ci prese gusto (Timor Est, Birmania, Colombia), collaborando poi anche con Repubblica, Il Venerdì, Specchio fino ora a Diario. "Le guerre rivelano il
peggio e il meglio delle persone. Io voglio capire perché un padre di famiglia ha il coraggio di prendere il mitra in mano, e voglio capire perché invece prendono a camminare per strada degli angeli senza ali che aiutano tutti in modo disinteressato e costante". Curiosità intellettuale che in fondo era la stessa che gli faceva mettere a suo agio qualunque persona incontrasse, un'affabilità che era uno studio psicologico immediato e raffinatissimo ma che non era mai falsa: gli piaceva piacere, ma piacere per quel che era, non camuffandosi. E qualcuno dei suoi interessi, dalla
politica all'arte, dall'informatica (rigorosamente tendenza Mac, odiava Windows e Bill Gates) alla letteratura, era inevitabilmente anche quello di qualcun altro che non poteva non subirne il fascino.
Raramente parlava della famiglia, ma era un modo per proteggerla perché ci era attaccatissimo, aveva cresciuto i figli Gabriella, 25 anni, artista di strada, e Guido, 21 anni, studente di filosofia, con una presenza costante, lasciandoli liberi di sbagliare, seguendoli a distanza, considerandoli persone raziocinanti fin da piccoli. In particolare non citava mai la moglie Giusi, che preferiva stare a casa e non seguirlo nelle sue zingarate in compagnia, tanto che gli amici - molti dei quali radunati in una mailing list intitolata Zonker Zone, in omaggio a un personaggio di Doonesbury - scherzando alle volte lo definivano un ragazzo padre. Padre dei due ragazzi che mercoledì hanno provato a convincere i suoi rapitori con un commovente e
dignitosissimo appello in televisione. Senza riuscirci.
Sul suo blog gli amici a notte fonda hanno inserito un messaggio che lui stesso aveva lasciato: "Guardando il cielo stellato ho pensato che magari morirò anch'io in Mesopotamia e che non me ne importa un baffo, tutto fa parte di un gigantesco divertente minestrone cosmico, e tanto vale affidarsi al vento, a questa brezza fresca da occidente e al tepore della Terra che mi riscalda il culo. L'indispensabile culo che, finora, mi ha sempre accompagnato". Ora nel vento c'è anche Enzo Baldoni, persona deliziosa, amico di tutti.
(di Luigi Bolognini, scritto nella notte tra il 26 e il 27 agosto 2004)
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