Questa mattina sono uscito dal mio condominio sulla spiaggia piatta e sinuosa, e ho fatto una passeggiata, in calzoncini da bagno, senza camicia. E ho pensato che uno degli effetti naturali della vita è quello di ricoprirti con uno stato sottile di... di che cosa? Una pellicola? Un residuo di tutte le cose che hai fatto e hai detto e sei stato e su cui ti sei smarrito? Non ne sono certo. Ma si è accumulata su di te, da tanto tempo, e solo di rado lo sai, se non che ogni tanto per qualche ragione o opportunità inaspettata, ne esci, - per un'ora o solo per un istante - e improvvisamente ti senti abbastanza bene. E in quell'istante magico capisci da quanto tempo è che non ti senti in quel modo. Sei stato malato, ti chiedi. La vita stesa è una malattia, una sindrome? Chi lo sa? Tutti ci siamo sentiti così, ne sono sicuro, perché io non potrei sentire quello che centinaia di milioni di altri cittadini non hanno potuto sentire.
E all'improvviso, così, ne sei fuori, fuori da quella copertura, da quella pelle di vita, come quando eri bambino. E pensi: ecco, così è come devo essere già stato, una volta nella mia vita, ma allora non lo sapevi e non te ne ricordi neanche: una sensazione di vento sulle guance e sulle braccia, il senso di essere libero, sciolto, di fluttuare leggero. E visto che è da tanto che non ti senti così, questa volta vuoi farlo durare, il bagliore di questo momento, quest'aria fresca, questa vita nuova, in modo da conservarne la sensazione, perché quando tornerà potrà essere troppo tardi. Forse sarai semplicemente troppo vecchio. E naturalmente, potrebbe anche essere l'ultima volta che ti senti così.
Richard Ford, Sportswriter (traduzione di Carlo Oliva)
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