lunedì 14 maggio 2012

Solo due cifre, solo due.
Equitalia nel 2010 ha riscosso - ma diciamolo pure di pancia: ci ha scippato - circa 9 miliardi di euro.
Tra giochi e scommesse legali, nel 2011, gli italiani hanno speso 70 miliardi di euro. Al netto delle vincite, che ammontano a 53 milioni di euro, restano 17 miliardi che i cittadini hanno volontariamente e allegramente regalato allo Stato. 18, considerando anche la tassazione sulle vincite. Il dato non tiene conto del gioco illegale, che ha un giro d'affari spaventoso. Per dire, si stima che il solo calcio scommesse, tra legale e illegale, l'anno scorso abbia movimentato nel nostro Paese 12 miliardi di euro, contro i 3,5 miliardi risultanti dai dati ufficiali. Il delta tra il gioco legale e quello illegale, cioè i tre quarti del giro di affari reale, va alla delinquenza grande e piccola.

In entrambi i casi, i soldi provengono dalle nostre tasche.
Dal confronto "spannometrico" di questi dati cosa emerge? Che giochi e scommesse ci depredano, su nostra iniziativa e con il nostro pieno consenso, di una ricchezza immensamente più grande di quella coattivamente prelevata da Equitalia. Con la differenza che mentre i soldi riscossi da Equitalia vanno interamente ad alimentare le risorse pubbliche a beneficio di tutti i cittadini, le scommesse e i giochi d'azzardo distribuiscono la parte più consistente dei soldi in maniera sperequativa, non sulla base del bisogno ma del culo, e alimentano la malavita in maniera netta, perché offrono l'opportunità di guadagni stratosferici, facili - senza nemmeno la fatica della delinquenza fisica - e (ma che lo diciamo a fare) esentasse.
Eppure Equitalia viene messa sotto attacco, sequestro, assedio, mentre punti snai, sale bingo, siti internet di scommesse e giochi d'azzardo proliferano e si moltiplicano come metastasi, rappresentando oramai le uniche attività commerciali che aprono laddove il resto chiude e muore, e occupando tutti i vuoti lasciati dalle attività produttive e artigianali falcidiate dalla crisi. In più, non hanno nemmeno la seccatura di forzarci a pagare e di subire i nostri pianti, perché siamo noi che li vogliamo e li paghiamo, alimentandoli con le nostre speranze individualistiche e di quattro soldi.

HangingRock (blogger momentaneamente dispersa)*

[*non si trova ahimè più traccia di gattipazzi.splinder.com]

Nessun commento:

Posta un commento