– Io scrivo versi!- (Pam! Sentono questa parola per la prima volta, sorridono senza capire, e quando me ne andrò diranno che sono un tipo strano, che non faccio contenta la mamma, che sono un buono a nulla e che sarebbe meglio se facessi qualcosa di pratico). Sorrido, ma c’è poco da ridere.
Gente simile è un muro intorno all’anima e di muri siffatti ce n’è a milioni, quante sono le stelle, impenetrabili, massicci, ignari. Sbattici contro e se ne stacca una pietruzza appena, e il piccolo buco subito si riottura. Questa gente ha vissuto molto più a lungo di me, ma non ha visto, non ha sentito e non ha provato niente tranne il suo muro.
Io anch’io ho il mio muro, certo. Ma questo muro mi opprime almeno, almeno mi soffoca, almeno mi cade addosso. Sono un cattivo lavoratore, il mio muro è forato, pieno di buchi, è come una visione del cappottino di Rimbaud – non è quindi orgoglio ciò di cui ti parlo.
Ma amo molto i ciechi, che imparano ad andare senza il bastone bianco. Che cadano, che inciampino, ma procedano appoggiandosi a se stessi!
Jiri Orten, 22 luglio 1940 - da viadellebelledonne
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